Chi lavora nella scuola lo sa, che per i docenti non c’è mai pace nemmeno nelle ferie estive, al di là di quelli che ci pensano sdraiati al sole su una bella spiaggia per tre mesi all’anno.

Non è affatto così, soprattutto in ragione del fatto che anche d’estate il Ministero dell’istruzione e del merito bandisce concorsi, ordinari e straordinari, emana circolari che obbligano le scuole ad anticipare la comunicazione degli esiti degli esami di riparazione entro il 31 agosto, fa proposte a mezzo stampa di apertura delle scuole anche d’estate. Progetti ambiziosi, che si affiancano alla recente introduzione del tutor per l’orientamento, che sta obbligando molti di noi, che ci siamo assunti anche questo onere, a seguire il corso online sotto l’ombrellone, per essere operativi a settembre.

Riconosciamo al Ministro Valditara una grande volontà di miglioramento della scuola italiana, che va dal faticoso reclutamento dei docenti per il corretto avvio dell’anno scolastico, alla lotta alla dispersione scolastica, al desiderio di alleggerire le famiglie dagli oneri dei centri estivi.

Però ci  sembra che come al solito sulla testa dei docenti cali una massiccia mole di lavoro, visto che dovranno essere attivi non solo a luglio, con gli Esami di Stato, ma anche ad agosto per esami ed eventuali aperture estive degli istituti scolastici, per poi ripartire pieni di energia  a settembre con l’inizio del nuovo anno scolastico.

Peccato però, che come abbiamo cercato di dimostrare nel numero estivo della nostra rivista, molti di noi già sovraccarichi di impegni, di fronte a queste nuove richieste, si sentano sempre più disorientati e si pongano la domanda: Ma chi me l’ha fatto fare?

Se poi volessimo fare la lista dei principali problemi che assillano la nostra istituzione scolastica, questa domanda suonerebbe ancora più lecita: programmi di studio obsoleti e troppo teorici; dotazioni tecnologiche inadeguate; scarsa motivazione dei docenti; la necessità di riqualificazione dell’edilizia scolastica e di messa in sicurezza degli edifici scolastici; le classi sovraffollate e via dicendo.

Ecco perchè abbiamo voluto chiedere “Ma chi me lo fa fare?” prima di tutto a noi stessi, ma anche ai nostri alunni e colleghi, per indagare le motivazioni profonde dello “stare a scuola” e “fare scuola”, nonostante i problemi sopracitati e per fermarci a riflettere se non sia il momento di ripensare al senso ultimo del nostro lavoro di docenti e studenti, e porre un freno a quella “ideologia della performance” che rischia di erodere dall’interno il sistema scolastico, trasformandolo in un sistema standardizzato di prestazioni e valutazioni che ci stremano, come ribadito anche da Maura Gancitano e Andrea Colamedici, autori dell’interessante libro che ci ha ispirato in questo numero e di cui troverete una recensione.


Vi ricordo infine che per partecipare alla crescita della rivista, potrete inviarci i vostri contributi che inseriremo a partire da settembre nella sezione dedicata a impressioni e approfondimenti provenienti da colleghi e colleghe di scuole pubbliche e private:  lettereallaredazione@esserescuola.it


Buona lettura!

Silvia Zanetti – capo redattore

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